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Alcune regole di sicuro effetto per la salute delle gambe quando arriva il caldo

Il ristagno di liquidi nei tessuti è all’origine del disturbo, accentuato in molti casi da abitudini di vita non corrette. Gonfiori e senso di pesantezza agli arti inferiori sono sintomi molto frequenti che interessano donne di età diverse. Dovuti all’accumulo sotto pelle di liquidi e legati il più delle volte a disturbi della circolazione, sono anche la conseguenza di abitudini poco sane: nell’alimentazione (ad esempio, se si introducono quantità insufficienti di fibre) o nel modo di vivere (l’uso di tacchi alti, la scarsa attività fisica). Quando poi arriva il caldo, i gonfiori (edemi) diventano per molte una costante, specialmente alla fine della giornata.
Vediamo quali sono le cause specifiche di questo disturbo, per capire come lo si può prevenire o contrastare.

IL PERCORSO DEL SANGUE
Le gambe sono percorse da due fitte reti di canali che comunicano tra di loro: una di superficie, che drena il sangue della cute e dei tessuti sottostanti, l’altra più profonda, che drena le masse dei muscoli. il sangue, dopo aver portato ossigeno ai tessuti, deve risalire verso il cuore vincendo la forza di gravità.
In questo compito il sangue è aiutato dalle valvole poste lungo le vene – che favoriscono il flusso verso l’alto e si chiudono dopo il passaggio del liquido impedendone la ricaduta – e dalla struttura stessa del piede. Questo è stato paragonato a una spugna che viene spremuta mentre si cammina e funziona quindi come una pompa, un propulsore che spinge in su il sangue: “suola di Lejars”.
Il percorso è reso difficoltoso da cause diverse, come la temperatura elevata che provoca una dilatazione delle vene e, di conseguenza, rallenta la circolazione.
Il sangue ristagna allora nei vasi che, soprattutto se hanno le pareti sfiancate, lasciano trasudare liquidi che si infiltrano nei tessuti circostanti, provocando il gonfiore di caviglie e polpacci.
L’uso di calzature non corrette, tipo le scarpe alte, costituisce un ostacolo alla circolazione di ritorno, perchè viene a mancare l’effetto della “pompa plantare”, considerata come un “cuore periferico”.
In modo analogo, ogni compressione dei canali del sangue più in alto, soprattutto a livello all’inguine (elastici, jeans strettissimi), compromette la circolazione di ritorno. Di conseguenza il liquido, che non può che non rifluire, va a intasare gli arti inferiori determinandone un aumento del volume.
SINTOMI:
– gonfiore serotino delle caviglie
– pelle scabrosa
– facile stancabilità delle gambe
– facile desquamazione
– fastidio quando comincia a fare caldo, quando si espongono le gambe al sole,oppure a casa nei mesi invernali se si ha il riscaldamento a pannelli
– transitorie sensazioni di formicolii anche lievi e indistinti
– qualche volta piccoli crampi notturni al polpaccio di solito insorgenti nel caldo del letto
– più raramente, sensazione indistinta di bruciore alle gambe.

COSA FARE
Premesso che
1) la stasi venosa è una sindrome, il che vuol dire che interessa con- temporaneamente più tessuti, con manifestazioni cliniche molto varie e spesso di difficile interpretazione, a decorso lento e subdolo per cui il paziente quasi non se ne accorge;
2) la “sindrome delle gambe stanche e pesanti”, caratterizzata da lievi e transitorie parestesie (formicolii), da qualche crampo notturno, può manifestarsi nei primi stadi anche senza che le più sofisticate tecniche di valutazione strumentale apprezzino modificazioni patologiche della pressione venosa o della velocità di flusso nelle vene;
– le “gambe stanche e pesanti” possono aversi anche in soggetti giovani, dove nulla fa presumere che sia in atto una serie di processi patologici che con il tempo si concatenano;
– l’assunzione di contraccettivi, la stipsi, l’aumento ponderale da inadeguata alimentazione, la vita generalmente sedentaria, le turbe del ciclo mestruale, sono tutti elementi che intervengono negativamente nell’instaurarsi di fenomeni di stasi capillaro-venulare;
– la diagnosi è spesso incerta e quasi mai è precoce perchè le donne danno scarsa importanza ai disturbi funzionali dell’arto inferiore;
– le donne cominciano a preoccuparsi solo quando vedono capillari, o si provocano ecchimosi con traumatismi di lieve entità durante i lavori domestici o quando cominciano a comparire smagliature;

si deve concludere che la problematica inscritta nel concetto estensivo “gambe stanche e pesanti” va affrontata radicalmente tenendo presenti tutti i momenti patogenetici della sindrome da stasi.

Tutto questo corteo è in ultima analisi responsabile degli inestetismi che possono verificarsi a carico della tornitura e dell’aspetto esterno della cute dell’arto.
A questo punto emerge chiaramente come il primo punto da affrontare per la bellezza e la sanità delle gambe sia bloccare nel limite del possibile:
– l’abnorme capillarità capillaro-venulare da stasi e quindi la formazione dell’edema alle caviglie e del lipoedema delle ginocchia e delle cosce,
cercare di favorire il tono delle pareti venose,
– fare in modo che sia sempre molto attiva la “funzione di pompa” delle piccole arterie ed arteriole in modo da impedire la stasi, con tutte le sue funeste ripercussioni a livello capillaro-venulare,
– assicurare un adeguato trofismo al derma ed all’epidermide in modo da opporsi ai fenomeni distrofici-artrofici che comportano l’assottigliamento dell’epidermide, la tensione, la lucentezza, la facile desquamazione,
– evitare, sempre nei limiti del possibile, che a livello delle cosce e delle ginocchia si formi il lipoedema in modo da bloccare sin dagli inizi la successione inevitabile del processo lasciato senza alcuna “briglia”.

 

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