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Le vertigini sono un’espressione di instabilità e di mancanza di equilibrio. Fatta eccezione per le vertigini che dipendano da patologie riconoscibili come: patologie neurologiche, vascolari, otovestibolari e artrosi, le altre vertigini estemporanee (senza quindi una causa evidente), possono essere lette in chiave simbolica come una rimessa in discussione di -qualche cosa-. Di che cosa? Ragioniamo insieme: la forza di gravità tende a tenerci con i “piedi per terra” ma la testa, il capo, la mente , la razionalità tende a un’altra direzione, tende a elevarci verso l’alto e a fare di questa parte alta,-il mentale-, un punto di riferimento dominante. Quindi si potrebbe dire che il soggetto “ vertiginoso” sia preso tra due fuochi: una parte, la razionalità, che fa delle scelte indipendenti da quello che la parte “bassa” più concreta e stabile vorrebbe fare. Potremmo tradurlo in un conflitto tra gli istinti, l’emotività, le passioni e la testa.Quando questo conflitto si esaspera, le vertigini esprimono una tensione interna che cerca spazio per esprimersi: l’edificio razionale “traballa”, è messo in discussione dalle passioni e dagli istinti che vorrebbero emergere ma trovano degli ostacoli: un orientamento, un modo di essere e un atteggiamento conservatori, una difficoltà a prendere in considerazione i cambiamenti della vita. Questo è il profilo del soggetto vertiginoso, espresso nella frase chiave: «Che cosa sta succedendo nella mia vita?»Spesso viene a mancare un punto di appoggio, una persona di riferimento. In questo caso si tratta di persone che hanno in maniera velata o manifesta una certa dipendenza nei confronti di un familiare, un genitore o piuttosto di un compagno di vita e quando questi cambia posizione, viene a mancare o si allontana, entrano in crisi. Sono personalità che diventano instabili perché si erano strutturate con un punto di appoggio, un po’ come se fossero abituate a vivere appoggiate al muro; mancando il muro, lo squilibrio subentra. Oppure cambiano nella vita dei punti di riferimento: un cambiamento di lavoro piuttosto che un cambiamento logistico, un cambio di casa, un trasloco. Questi “spostamenti” se non vengono accettati o vissuti bene possono innescare una sintomatologia psicosomatica traducibile in vertigini.Cambiamento di vita, di lavoro o cambiamento affettivo sono modificazioni di ritmi di vita. Nelle persone abitudinarie tali cambiamenti possono comportare uno sbilanciamento: manca la “terra sotto i piedi”, non si sa più dove appoggiarsi. l’indicazione terapeutica in questi casi è prenderne atto e morbidamente cercare un punto di vista nuovo, un nuovo assetto, questo è determinate per far si che la sintomatologia vertiginosa vada diminuendo e scomparendo: ha svolto la sua funzione e se le consentiamo di tradursi in un cambiamento concreto, pratico e ben bilanciato, i sintomi possono sparire. Grazie per l’attenzione e ci diamo appuntamento per una prossima occasione.

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