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MAL DI SCHIENA: E’ UTILE FARE UNA RISONANZA MAGNETICA?

Oggi l’iter seguito da chi soffre di mal di schiena ha come protagonista l’esecuzione di alcuni esami diagnostici come la risonanza magnetica. Ma fare tutto ciò è utile? Ecco qualche spunti di riflessione in merito.

“HO MAL DI SCHIENA PER COLPA DI UNA PROTRUSIONE”

Se affrontiamo il discorso in maniera più completa notiamo che molto spesso la RMN o qualsiasi altro esame diagnostico per immagini non ti può affatto aiutare.

1. Vi è una bassissima correlazione tra immagini biomediche e dolore lombare. Solo il 5-10% dei pazienti che si sottopongono a RMN capiscono cosa provoca la lombalgia grazie a questo esame (spondilite, stenosi del canale lombare). In questi pochi casi si parla di lombalgia specifica, nel restante 90-95% si tende a parlare di lombalgia aspecifica, proprio perché non si riesce a stabilire una relazione tra il dolore alla schiena e la struttura anatomica che lo dovrebbe generare.

2. “Accidenti ho già fatto una RMN e mi hanno anche trovato delle anomalie”. Non preoccuparti! Quelle anomalie sono assolutamente normali e fisiologiche per la tua fascia di età: il tempo passa per tutti e il tuo corpo non ne è indenne. I segni radiografici sulla tua RMN possono essere paragonati ai capelli bianchi o alle rughe. In uno studio del 2014 hanno studiato la prevalenza (cioè quante persone) di anomalie nella Risonanza Magnetica in soggetti senza dolore (asintomatici). Sono comunissime le alterazioni come le protrusioni discali, le ernie, le degenerazioni discali o gli schiacciamenti vertebrali (tabella). E, lo ripeto, in persone che non hanno dolore alla schiena.

3. “Vabbè dai una risonanza che male vuoi che faccia?” E invece, sembrerebbe proprio di sì! Un famoso studio (Grave set al. Spine 2012) ha dimostrato che chi si sottoponeva a RMN precoce (nei primi due mesi) ad un anno di distanza aveva più dolore rispetto a chi non l’aveva eseguita. Questo si spiega con il fatto che dando troppa importanza a quello che dice la tua risonanza, comincerai a preoccuparti eccessivamente, a dare troppa attenzione anche ai sintomi più leggeri (ipervigilanza), e probabilmente comincerai anche ad assumere comportamenti “protettivi”, diminuendo l’attività fisica o, addirittura, smettendo di praticarla: tutto questo non farà altro che sensibilizzare ulteriormente la tua schiena, ottenendo l’effetto opposto di quello che cercavi.

QUINDI, QUALE L’APPROCCIO GIUSTO AL MAL DI SCHIENA?

In tutti quei casi di lombalgia aspecifica sarà importante:

• non fermarsi ai referti della risonanza, non cadere nel catastrofismo e prendere coscienza del fatto che molto spesso il dolore ha più a che vedere con la sensibilizzazione della struttura (nel nostro caso la schiena) che con un suo reale danno strutturale;

• la strategia migliore per abbassare la sensibilità della tua schiena è il movimento. Non immobilizzarti! Riabitua il corpo a una certa forma di carico graduale tramite esercizi adattati che tengano anche conto degli aspetti funzionali del problema (in quali movimenti hai male? Sono presenti disfunzioni o disequilibri muscolari?). In una condizione come il mal di schiena la personalizzazione e il movimento sono i due aspetti chiave.

 

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