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Il corredo dei sintomi è quello tipico,  febbre alta oltre i 38 gradi, dolori ossei e muscolari diffusi, mal di testa, dolore dietro i globi oculari, mal di gola… e un senso di spossatezza e di stanchezza generalizzata.

Un quadro vario ma affrontabile con poche sane dritte, infatti passata la fase acuta dei tipici malanni di stagione, si entra nella fase della convalescenza dove i sintomi stanno passando, sono ridotti ma non si è ancora in piena forma.

1- Il riposo è importante ma spesso non si concilia con i ritmi di oggi, già al secondo giorno senza febbre non è per nulla facile ritrovarsi di nuovo dietro alla scrivania, sul posto di lavoro o a scuola e con il rischio di ricadute o per lo meno stanchezza diffusa. Importante ridurre al minimo indispensabile i contatti con altre persone (familiari inclusi) e comunque se possibile riposare e non affaticarsi subito troppo.

2- Se abbiamo ancora un po’ di febbre… Sfatiamo un altro mito in merito al fatto che bisogna coprirsi molto!  Una premessa fondamentale: la febbre è un fenomeno buono, sano. Un processo biologico di difesa che determina un incremento delle prestazioni dell’apparato immunitario (per cui, per esempio, aumenta la mobilità dei globuli bianchi e la produzione di anticorpi). Un sintomo fastidioso, sì, che è però la spia di una reazione utile dell’organismo alle infezioni. Ma c’è la testarda convinzione che la persona febbricitante debba infagottarsi a letto, perché altrimenti… corre il rischio di ammalarsi di più.
E invece, per contribuire a contenere l’eccessivo aumento della temperatura, non ci si deve coprire troppo. I neonati, in particolare, che posseggono un sistema di regolazione della temperatura ancora immaturo, vanno vestiti leggermente. Dunque, abbigliamento leggero oppure slip e maglietta. In tal modo, si permette al corpo di disperdere calore.

3- Quindi, ancor di più diventa determinante, accelerare la ripresa con un’alimentazione attenta, ricca di nutrienti preziosi per il benessere e il rinforzo del sistema immunitario. E nel post-malattia è altrettanto importante assumere cibi ricchi di tutte le vitamine in generale, in particolare della C per il suo ruolo immunostimolante e di quelle del gruppo B (dalla B1 alla B12) indispensabili negli stati di affaticamento per ridare energia, aiutare il cervello e stimolare il processo di guarigione.
Tra le piante edibili da considerare troviamo tutti i cereali integrali (riso e frumento, miglio, segale, grano saraceno, orzo), i semi oleosi (arachide, sesamo, pinoli ecc.), la frutta secca (mandorle, noci, nocciole, ecc.), i legumi (soia in particolare), e anche alcuni ortaggi (cavoli, radicchio, asparagi, spinaci).
Per la vitamina C teniamo conto delle piante che ne sono più ricche.
 

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Spesso può venir utile assumere un integratore naturale a base di queste vitamine con alcune piante energizzanti come ad esempio l’eleuterococco. Tali integratori sono utili nei casi di affaticamento psicofisico  e inappetenza particolarmente accentuata.
Infine non dimentichiamoci un altro aiuto prezioso della natura!
L’ape diventa in questa fase un alleato prezioso grazie a miele, polline e pappa reale. Quest’ultima (il nutrimento dell’ape Regina, che è l’unica nell’alveare che se ne nutre) è un prodotto dalle eccezionali proprietà, ricco di vitamine del gruppo B (soprattutto B5), sali minerali, stimola l’appetito e dà tono e vigore all’organismo. Spesso venduta in flaconcini e spesso associata al mirtillo noto antiossidante.

4- Se si è fatto ricorso ad antibiotici è necessario ripristinare una corretta flora intestinale, la cui integrità è fondamentale per le funzioni digestive, immunitarie e per la sintesi di vitamine e di altre sostanze utili.  Negli spuntini assumiamo alimenti ricchi di fermenti lattici (yogurt, kefir….) preziosi per la flora intestinale e anche alcune verdure, come i crauti, sono benefiche non solo per l’intestino, grazie alla loro ricchezza di fermenti e di vitamine del gruppo B e C. Utili i probiotici, efficaci nel favorire la fisiologica ripresa della flora batterica intestinale.

5- Durante la malattia e nell’immediata convalescenza  è assolutamente importante bere: acqua, spremute e succhi di frutta, e anche minestre. Si provvederà in tal modo a ripristinare i liquidi e i sali minerali persi con le copiose sudorazioni. Bere tanto produce anche il  vantaggio di “fluidificare” le secrezioni respiratorie, prodotte dalle mucose delle vie aeree infiammate, che verranno quindi più agevolmente espulse.

6- Evitare i ristagni di muco nelle cavità nasali infiammate significa scansare eventuali successive “problemi” dopo, come fastidiose sinusiti o addirittura otiti. Ma anche in questo caso dei rimedi semplici ci vengono in aiuto.
Drenare il muco mediante l’ausilio di soluzione a base salina (irrigazione nasale), da instillare direttamente nel naso. Il rimedio è particolarmente indicato per i bambini piccoli affetti da naso chiuso, che non riescono a soffiarsi il naso da soli.
Dormire con la testiera del letto lievemente sollevata (posizionare un cuscino sotto il materasso, in linea con il punto in cui si appoggia la testa): così facendo, il paziente affetto da naso chiuso può riposare meglio, e la respirazione viene favorita. Soffiare spesso il naso, utilizzando preferibilmente fazzoletti di carta usa-getta.

7- Utile l’utilizzo di un integratore alimentare contro l’inappetenza dei bambini, ma anche degli adulti. Ad esempio può essere efficace un integratore a base di pappa reale o di un rimedio contro la stanchezza.

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