Il corpo umano emette, comunica attraverso ed è fatto di Luce
Sempre di più la scienza concorda con la poesia per quanto riguarda l’esistenza umana: noi siamo più degli atomi e le molecole che compongono i nostricorpi, siamo esseri di luce. Biofotoni vengono emessi dal corpo umano, possono essere sbloccati dal pensiero e possono modulare i fondamentali processi di comunicazione tra le cellule e con il DNA.
Niente è più affascinante dell’altamente improbabile fatto che noi esistiamo. Spesso ignoriamo tale aspetto, dimentichi di una realtà che invece che essere qualcosa avrebbe potuto essere nulla: perchè esiste un universo (semplicemente consapevole di se stesso attraverso noi) e non qualcosa di vuoto completamente inconsapevole di sé?
Considerate che da luce, aria, acqua e dai minerali della crosta terrestre e dalle informazioni di almeno3 miliardi di anni fa contenute nel nucleo di una cellula zigote diploide si è formato il corpo umano e che dentro a quel corpo esiste un’anima in grado comprendere (o almeno di provarci) l’origine del proprio corpo e della propria anima.
Data l’assoluta insensatezza della nostra condizione esistenziale e dell’incarnazione fisica (dell’anima), e considerando che la nostra esistenza terrestre è in buona parte dovuta alla luce solare e che richiede un continuo consumo di luce solare condensatanel cibo, potrebbe non sembrare un’ipotesi del tutto peregrina che il nostro corpo emetta luce.
Ed effettivamente il corpo umano emette biofotoni, anche conosciuti come emissioni ultradeboli di fotoni (acronimo inglese UPE), con una visibilità 1000 volte più bassa rispetto a quanto possa essere percepito ad occhio nudo. Mentre non sono visibili a noi, queste particelle di luce (o onde, dipende da come le misuriamo) sono parte dello specchio elettromagnetico (380-780 nm) e sono rilevabili con sofisticate moderne strumentazioni
L’occhio fisico e mentale emettono luce
L’occhio stesso che è continuamente esposto ai potenti fotoni dell’ambiente circostante che passano attraverso i vari tessuti oculari, emette spontanee e visibili emissioni di fotoni ultradeboli indotte dalla luce.
E’ stato persino ipotizzato che la luce visibile induce bioluminescenze ritardate all’interno dei tessuti oculari esposti alla stessa, dando così una spiegazione delle origini delle immagini persistenti.
Queste emissioni di luce sono anche state correlate con il metabolismo dell’energia celebrale e con i processi di stress ossidativo nei cervelli dei mammiferi. Le emissioni di biofotoni non sono necessariamente da considerare degli epifenomeni. L’ipotesi formulata da Bokkon suggerisce che i fotoni rilasciati a seguito di processi chimici all’interno del cervello producono immagini biofisiche durante le visualizzazioni e un recente studio ha scoperto che quando degli individui immaginano luce in ambienti molto scuri la loro intenzione produce significativi aumenti di emissioni di biofotoni.Questo è coerente con l’emergente ipotesi che i biofotoni non sono solamente prodotti secondari del processo metabolico cellulare, ma piuttosto, poiché l’intensità dei biofotoni può essere considerata significativamente superiore all’interno rispetto all’esterno delle cellule è possibile per la mente accedere a questo gradiente di energia per creare intrinseche immagini biofisiche durante le visualizzazioni.
Le nostre cellule e il DNA usano i biofotoni per immagazzinare e comunicare informazioni.
Apparentemente i biofotoni sono usati dalle cellule di numerosi esseri viventi per comunicare il che facilita il trasferimento di energia e di informazioni in maniera significativamente più veloce rispetto alla diffusione chimica.
Secondo uno studio del 2010, “la comunicazione tra cellule attraverso biofotoni è stata dimostrata nelle piante, nei batteri, nei granulociti neutrofili e nelle cellule epatiche animali.”
I ricercatori sono stati in grado di dimostrare che “… simulazioni di differenti emanazioni di luce spettrale (infrarosso, rosso, giallo, blu, verde e giallo)ad una terminazionespinale o alla radice di un nervo motore ha comportato un importante incremento nell’attività biofotonica“. I ricercatori hanno interpretato le loro scoperte suggerendo che “le stimolazioni luminose possono generare biofotoni che determinano attraversano le fibre neuronali segnali di comunicazione neuronale.”
Persino quando portiamo la nostra analisi al livello molecolare del nostro genoma, si può identificare nel DNA una fonte di emissione di biofotoni. Un autore ha suggerito che il DNA sia così dipendente dai biofotonida avere proprietà simili ai laser ad eccimeri, rendendolo in grado di esistere stabilmente ad un livello lontano dall’equilibrio termico.
Tecnicamente parlando un biofotone è una particella elementare o quanto di luce di origine non termica nello spettro visibile ed ultravioletto emesso da un sistema biologico. Essi sono generalmente ritenuti essere prodotti come risultato del metabolismo energetico all’interno delle nostre cellule o, più formalmente, come un “prodotto di reazioni biochimiche in cui molecole eccitate sono prodotte da processi bioenergetici che coinvolgono specie reattive all’ossigeno”
Il biofotone connesso al ciclo circadiano
Poichè il metabolismo del corpo cambia durante il ciclo circadiano, anche le emissioni di biofotoni cambiano durante l’arco di una giornata. La ricerca ha mappato dove si vanno a localizzare anatomicamente all’interno del corpo le emissioni di biofotoni più forti e più deboli in base al momento della giornata.
In generale, la variazione nel numero di fotoni nel corpo è inferiore al mattino che al pomeriggio. La zona toracico-addominale emette emissioni inferiori ma più costanti. Le estremità superiori e la regione della testa emettono emissioni maggioried in progressiva crescita durante la giornata. L’analisi (tramite un fotomoltiplicatore sensibile alla posizione) dello spettro delle emissioni distinte tra basse, intermedie ed alte rinvenienti dalla parte frontale della gamba destra, dalla fronte e dai palmi ha mostrato che le maggiori emissioni spontanee avvengono a 470/570 nm. La parte centrale del palmo della mano mostra maggior emissioni a 420-470 nm in autunno ed inverno. Lo spettro delle luminescenze ritardateprovenienti dalla mano sono dello stesso range dell’emissione spontanea.
I ricercatori hanno concluso che “I dati relativi allo spettro suggeriscono che le misure possono fornire dati quantitativi sui processi ossidativi ed anti ossidativi negli esseri viventi”.
Meditazione ed erbe influenzano sull’emissione dei biofotoni
La ricerca ha mostrato una differenza nelle emissioni di biofotoni conseguenti ad uno stress ossidativo tra quello mediato e quello non mediato. Quelli che meditano regolarmente tendono ad avere emissioni di fotoni ultradeboli (UPE) a causa di un inferiore livello di reazioni che coinvolgono i radicali liberi. In uno studio clinico che ha coinvolto persone che praticavano la meditazione trascendentale (MT) i ricercatori hanno scoperto:
L’intensità inferiore delle UPE è stata osservata in due soggetti che meditavano regolarmente. L’analisi dello spettro delle UPE umane ha suggerito che le UPE sono probabilmente, almeno in parte, un riflesso delle reazioni dei radicali liberi negli esseri viventi.E’ stato documentato che numerosi cambiamenti a livello fisiologico e biochimico conseguono una meditazione protratta nel tempo e si è quindi desunto che la meditazione può impattare sull’attività dei radicali liberi.
Inoltre un’erba molto conosciuta per il suo utilizzo nel trattamento di stati di stress (inclusa la riduzione comprovata del cortisolo) e nell’associato stress ossidativo, è stata testata clinicamente nella riduzione del livello di emissioni di fotoni da parte dei corpi umani. Conosciuta come Rodiola, uno studio pubblicato nel 2009 nel giornale “PhytotherapeuticResearch” ha scoperto che quelli che prendevano tale erba per una settimana registravano un significativo decremento nell’emissione di fotoni rispetto al gruppo che assumeva il placebo.
Biofotoni e malattia
La malattia non sarebbe nient’altro che un’interruzione delle linee di comunicazione biofotoniche all’interno dell’organismo, dovuta a parassiti, virus, funghi, sostanze inquinanti etc. Per via di questa interruzione causata dalle tossine si impedisce, del tutto o in parte, lo scambio di informazioni tra le cellule. Ciò crea inizialmente un’alterazione elettrica della cellula, successivamente un’alterazione chimica, infine compaiono i sintomi della malattia vera e propria.
Le cellule comunicano fra di loro al pari degli esseri umani; il nostro corpo é costituito da miliardi di esseri viventi cellulari che comunicano fra di loro, per organizzare la casa comune dell’organismo umano; questi microscopici esseri viventi possiedono un linguaggio che consente loro di organizzarsi e di costituire gli organi e gli apparati, che rendono possibile la vita fisica e mentale.
La malattia appare sempre di più come un’interruzione (operata da batteri, virus, funghi, parassiti, sostanze inquinanti o tossiche, che nel loro complesso vengono chiamate “tossine”) delle linee di comunicazione biofotoniche all’interno dell’organismo: bisogna notare che tali comunicazioni possiedono la velocità della luce, consentendo un coordinamento praticamente istantaneo fra le varie parti dell’organismo.
I biofotoni ci mostrano che il corpo è un sofisticato sistema che opera secondo leggi sottili. Quando siamo in relazione conaltre persone i biofotoni si intrecciano e avviene una comunicazione non verbale che è “il nostro sentire” del momento. Questo spiega anche le guarigioni miracolose che avvengono in luoghi particolari o in presenza di alcune persone